DE DEVOTIS POSITURIS

QUANDO SEDERSI, ALZARSI, INGINOCCHIARSI E RISPONDERE ALLA MESSA TRADIZIONALE

vademecum per il fedele

TOMÁŠ PEŘINKA, NATALE VADORI, con una nota storica di  Nicolò Ghigi

INTRODUZIONE

La Santa Messa è la riproposizione in forma incruenta del sacrificio perfetto gradito a Dio,  e a lui dovuto, il Sacrificio di Suo Figlio morto e risorto per riscattare i nostri peccati. Nel momento della transustanziazione il celebrante1 diventa in Persona Christi.2  Per questa ragione il modo di comportarsi del celebrante e più in generale di tutti i serventi all’altare è ben diverso da quello dei fedeli.

L’altare, con i suoi tre gradini, simbolicamente ricorda il Golgota ed il presbiterio, in quanto spazio santissimo, è distinto dal resto della chiesa, pur luogo santo, tramite le balaustre.

Il Santo Sacrificio è compiuto dal celebrante assistito dai serventi e tutte le parole e azioni sono regolate dalle rubriche, come pure c’è una tradizione precisa relativa ai paramenti, ai sacri vasi e agli oggetti liturgici in generale.3

I fedeli, la cui presenza è fondamentale per la loro salvezza ma non necessaria per la validità della messa in sé,4 assistono al Santo Sacrificio e, non essendo serventi, non sono tenuti a comportarsi esattamente come il celebrante e i ministranti. 

È bene subito chiarire che non solo il comportamento dei fedeli non è mai stato normato ma, fatta salva una universale disposizione di pietà e devozione, sempre ci sono stati e permangono tutt’ora usi locali e atteggiamenti privati che, di per sé non disturbano in alcun modo, purché mantengano l’atteggiamento devozionale tradizionale e non introducano comportamenti dalla messa NO.5

Una distinzione importante per il comportamento dei fedeli è tra Missa Solemnis 6 e Missa Lecta.

Si noti però che, dacché il popolo non ode le preghiere ai piedi dell’altare7 e dunque il primo Confiteor, non dovrebbe compiere gesti durante queste, come fosse un ministrante, e dovrebbe concentrarsi sull’ascolto devoto dell’introito. Pure gl’inchini ai Gloria Patri e i segni di croce alla fine di Gloria e Credo vanno fatti seguendo il canto, non la recita silenziosa che è seguita invece dal clero officiante e dagli accoliti.

TABELLA INDICATIVA DEI COMPORTAMENTI DEI FEDELI

QUANDOMISSA SOLEMNISMISSA LECTA
Ingresso del CelebranteAlzarsiAlzarsi
Prima dell’inizio della Messa,“AspergesAlzarsi
Mentre il sacerdote indossa i paramentiSedersi
Mentre il sacerdote si sposta dopo aver indossato i paramentiAlzarsi
All’inizio della Messa “In nomine PatriGenuflettersiGenuflettersi
Preci ai piedi dell’altareGenuflettersi
Tali preghiere sono recitate dal Celebrante e dagli accoliti, non dai fedeli.
Genuflettersi
Tali preghiere possono recitarsi da parte dei fedeli nel caso sia una Missa Dialogata
GloriaAlzarsi. 
Ci si siede se il Celebrante si siede durante il canto.
Alzarsi.
Prassi in Italia ma non sempre in altri luoghi.
EpistolaSedersiSedersi
Vangelum al Dominus VobiscumAlzarsiAlzarsi
Omelia (se c’è)Sedersi 
(quando il Celebrante o il Predicatore ha raggiunto il pulpito, non prima).
Sedersi 
(quando il Celebrante o il Predicatore ha raggiunto il pulpito, non prima).
Credo “Credo in Unum Deum …”
“Et… Incarnatus est” fino a “Homo factus est”
durante il resto del Credo fino al prossimo “Oremus” 
Alzarsi. Sedersi se lo fa il Celebrante durante il canto.
Genuflettersi.
Sedersi, a meno che il Celebrante non rimanga in piedi.
Alzarsi

Genuflettersi
Offertorio (al primo suono della campanella)SedersiSedersi
Incensazione del popoloAlzarsi (senza farsi il segno della croce)
Dopo l’incensazione del popoloSedersi (non genuflettersi)
Dialogo prima del Prefazio “Dominus Vobiscum”AlzarsiAlzarsi
Sanctus (la campanella suona tre volte)GenuflettersiGenuflettersi fino all’Ultimo Vangelo
Agnus DeiGenuflettersi. Ci può essere la consuetudine locale di battersi il petto.Genuflettersi. Ci può essere la consuetudine locale di battersi il petto.
Secondo ConfiteorGenuflettersi Se è cantato in tono solenne dal diacono, nessuno si deve aggiungere alla preghiera ma solo compiere i gesti.
Ci può essere l’uso locale dei fedeli di portarsi alle balaustre per recitarlo.
Genuflettersi.




Ci può essere l’uso locale dei fedeli di portarsi alle balaustre per recitarlo.
Comunione Il comunicante la riceve sulla lingua e in ginocchio. Non dice Amen e non si fa il Segno della Croce.
Chi non si comunica può rimanere seduto o inginocchiato per tutta la durata della Comunione, quale sia il tipo di Messa.
Egli si inginocchia davanti all’altare prima di genuflettersi davanti alle balaustre ed anche quando torna al banco. Rimane in ginocchio per tutto il tempo che dura la Comunione.Egli si inginocchia davanti all’altare prima di genuflettersi davanti alle balaustre ed anche quando si torna al banco. Rimane in ginocchio per tutto il tempo che dura la Comunione.
“Dominus Vobiscum”Alzarsi Genuflettersi
“Deo Gratias”Genuflettersi Genuflettersi 
Ultimo Vangelo “Et Verbum Carum Factum Est” Il resto del VangeloAlzarsi Genuflettersi AlzarsiAlzarsi Genuflettersi Alzarsi
Preci Leonine  Sono obbligatorie solo nelle messe lette. Se si recitano sono però da recitarsi tutte e non a scelta: Ave (tre volte), Salve Regina, Deus refugium nostrum, Sancte Michael ArchangelGenuflettersiGenuflettersi
Uscita del CelebranteAlzarsi Alzarsi 
Terminata la messa, si può rimanere per devozioni private.

NOTA STORICA DI NICOLÒ GHIGI

Le posture in chiesa nei secoli

Fino al XVII secolo inoltrato, e in alcuni paesi più conservativi come la Spagna o le aree isolate di campagna e montagna fino al tardo XIX secolo, le chiese erano prive di banchi, dotate solo di qualche sedia addossata alle pareti per i più anziani. La gente attendeva ai sacri servizi in piedi, inginocchiandosi sul pavimento, e talora spostandosi pure per la chiesa nei vari momenti. I banchi furono adottati per la prima volta dalle chiese protestanti, dove per la natura diversa del servizio “liturgico” (ascolto della parola e della predicazione, e non sacra ierurgia) era più conveniente avere un uditorio seduto e ordinato, come a una lezione o in un teatro. Alla liturgia vera e propria i banchi costituiscono talora un impedimento, per esempio nelle processioni interne come quella dell’Asperges, ma anche per la stessa pietà dei fedeli, cui gesti un tempo come le prostrazioni vengono interdetti, ed essi stessi sono ingessati dalle panche.

Il modo di stare in chiesa dei fedeli ha subito cambiamenti nel tempo: nei primissimi secoli, e ancora oggi nelle chiese bizantine più tradizionali, i fedeli stavano nelle navate laterali volti gli uni verso gli altri, segno teologico della cooperazione degli uomini verso la salvezza, e si voltavano verso Oriente in alcuni momenti specifici della liturgia. Un segno di questo è rimasto nel coro ecclesiastico che assiste alla messa stando in presbiterio, esattamente in questa posizione. Col tempo l’atteggia-mento dei fedeli è diventato più libero, consentendo a ciascuno di muoversi e compiere gli atti di pietà (inginocchiamenti, prostrazioni, segni di croce) che più esprimevano la sua devozione. Solo nel XX secolo si è tornati, non sempre con intenti teologicamente positivi, a richiedere una certa uniformità di postura ai fedeli.

Le rubriche, poiché non prevedono necessariamente la presenza dei fedeli ma solo dei loro “rappresentanti”, cioè i servienti e il coro, non normano in alcun modo il loro atteggiamento, e perciò nessuna regola è vincolante per essi al di fuori di quelle di elementare pietà (inginocchiarsi alla consacrazione, farsi il segno di croce all’inizio…). Cionondimeno, l’atteggiamento liturgicamente più corretto è seguire quello fatto dal coro ecclesiastico, la compagine normata a essi più vicina in quanto non compie alcun atto liturgico pur stando in presbiterio, con alcune limitate modifiche dettate dalla consuetudine universale.

Messa letta

Le rubriche8 (RG xvii, 2) prevedono che il vescovo che assiste alla messa privata di un sacerdote stia tutto il tempo in ginocchio, eccetto che all’ingresso e all’uscita del celebrante e ai due Vangeli, in cui sta in piedi. Questo è, in fondo, lo stesso atteggiamento del serviente. Non si vede la ragione per cui i fedeli che si trovino ad assistere dovrebbero sedersi o alzarsi in altri momenti, se il loro pastore sta in ginocchio. L’uso di restare in piedi al Credo da parte del serviente è un’innovazione del 1960 in contrasto con la rubrica.

Messa cantata

Le rubriche (RG xvii, 4)  prevedono che, nelle domeniche e nelle feste, chi assiste alla messa solenne o cantata debba stare in ginocchio alle preci ai piedi dell’altare, all’Et incarnatus cantato dal coro, alla Consacrazione e alla benedizione, con alcune eccezioni solo per i canonici. Nei giorni penitenziali (ferie di Avvento e Quaresima, vigilie) e nelle messe di requiem, ci si inginocchia inoltre alle collette, ai postcommunio, e dal Sanctus fino alla consumazione del Corpo di Cristo da parte del celebrante. Quest’uso di restare in ginocchio per tutto il Canone è invalso tra i fedeli anche nelle messe festive, e può lodevolmente mantenersi, ma dovrebbe essere evitato in tali circostanze dal clero che assiste e dai servienti. Le rubriche non prevedono la comunione dei fedeli: per queste bisogna guardare al Memoriale Rituum, che dicono che si devono inginocchiare dalla sunzione del Sangue da parte del celebrante fino alla fine della Comunione tutti e soltanto coloro che si comunicheranno, mentre gli altri debbono restare in piedi. Se questa regola è tassativa per chierici e accoliti, e infrangerla è un abuso, la libertà dei fedeli consente loro di inginocchiarsi in questo tempo pure se non si comunicassero. Circa il sedersi, le rubriche dicono che si può farlo quando il celebrante è seduto. A rigore dunque bisognerebbe stare in piedi all’epistola e all’offertorio, in cui il costume di sedersi è stato introdotto nei tardi anni ’30 dal movimento liturgico come prodromo alla messa nuova.

I segni di croce e gli altri gesti di pietà non sono normati per gli assistenti in coro, ma si presume seguano in questo la prassi degli accoliti, segnandosi all’inizio, alle preghiere ai piedi dell’altare quando previsto, alla fine del Gloria e del Credo, all’inizio dei Vangeli, e alla benedizione, e battendosi il petto al Confiteor e all’Agnus Dei. Si noti però che, dacché il popolo non ode le preghiere ai piedi dell’altare e dunque il primo Confiteor, non dovrebbe compiere gesti durante questi, e concentrarsi sull’ascolto devoto dell’introito. Pure gl’inchini ai Gloria Patri e i segni di croce alla fine di Gloria e Credo vanno fatti seguendo il canto, non la recita silenziosa che è seguita invece dal clero officiante e dagli accoliti.

Considerazione finale

In assenza di norma vincolante, come è cioè per l’atteggiamento dei fedeli, la consuetudine locale, se vanta di una certa antichità e non è piuttosto una corruzione (spesso accade che, essendo le comunità formate da “convertiti” dal Novus Ordo, si importino atteggiamenti di questo estranei alla messa antica), è sovrana.

Note

1 Si usa questo termine al posto di “sacerdote” per rendere chiaro che, a prescindere dal numero di sacerdoti, ministranti e serventi a vario titolo presenti eventualmente a una santa messa, il celebrante è sempre uno solo.

2 “Come se fosse Cristo”; l’efficacia del sacramento non dipende dalla persona, ma dalla funzione (il sacerdote in persona Christi) e permane quindi anche se il sacerdote nel compimento delle sue mansioni consapevolmente si dichiarasse ateo o non fosse in stato di grazia.Vedi l’Enciclica Mediator Dei (1947) di Pio XII:

http://www.vatican.va/content/pius-xii/la/encyclicals/documents/hf_p-xii_enc_20111947_mediator-dei.html

3 Un fedele che partecipi a una messa VO in una chiesa di qualsiasi Paese del mondo, sarà sempre in grado di riconoscere la chiesa e capire cosa stia succedendo anche solo vedendo oggetti e paramenti.

4 La messa senza fedeli è chiamata Missa Privata o anche Missa sine Populo, secondo la definizione del Missale Romanum del 1969.

5 Il Rito Romano riformato dal Concilio Vaticano II e promulgato da Paolo VI viene nel testo sempre indicato con NO, sigla per Novus Ordo, mentre il Rito Romano riformato dal Concilio Tridentino è notato come VO, ovvero Vetus Ordo.

6  La Missa Solemnis è una Missa Cantata che presenta diversi gradi di complessità (more capellanorum, Cantata, prælatitia, in tertio, in faldistorio, Pontificalis) che riguardano però quasi esclusivamente i chierici e i ministranti, non il popolo.

7 Tranne nel caso della Missa Dialogata.

8 I riferimenti seguono la numerazione della Typica del 1920 del Missale Romanum.